In un periodo di grande crisi economica e sociale, in una terra depressa e pasoliniana, Sebastiano Urlamo (Petri) è un padre vedovo che per garantrire futuro ai suoi tre figli, accetterà una scommessa al massacro con il ricco David Ernesto Abevelich (Bonetti).
URLAMÃ’- ASSAPORA LA PAURA!
Un lungo percorso dal Marron all'Horror Sociale
Urlamò-Riti di morte, è un film di genere, un thriller antropologico e sociale dal grande appeal mediatico.
L’opera fonde l'orrore di Edgar Allan Poe con l’antropologia culturale di Levi-Strauss e lo fa affrontando importanti tematiche come quelle dei nuovi poveri, della perdita del lavoro, della prostituzione, delle malattie rare, della solitudine e della crisi della famiglia, marchi distintivi dell'autore Luca Guardabascio .
Il film é ambientato in due contesti separati e netti che sono: una periferia dal sapore pasoliniano dove la famiglia sembra essere l’unico baluardo per sopravvivere ad ogni forma di crisi e un ambiente aristocratico dove la sete di potere vuole il diritto di vita e di morte sulle classi meno abbienti.
Urlamò è un film che si rifà alla cinematografia di Roger Corman (anche per l’idea low budget), alle idee visionarie e anticonformiste di Marco Ferrari, alla fisicità realista e orrorifica di David Cronenberg, alla militanza sociale di Florestano Vancini, Giuseppe De Santis, Carlo Lizzani. Urlamò è una discesa agli inferi e un'opera Neo-Naturalista dal grande respiro internazionale.
L’opera racconta la malinconia, la caduta, il sacrificio e la rinascita di un padre buono (Sebastiano-Giordano Petri) che ama il prossimo, il bene comune e il futuro della società più della sua stessa vita.
URLAMÃ’-RITI DI MORTE
UN FILM DI LUCA GUARDABASCIO
"Tra Roger Corman e Pasolini, Urlamò è uno spelendido affesco antropologico e sociale che mostra il lato crudo della lotta di classe. E’ come se Edgar Allan Poe avesse incontrato Levi Strauss. Luca Guardabascio va oltre il Marron e ci presenta una storia che sembra il primo trattato di Realismo Tribale al cinema. Urlamò è già CULT." Draguo Cabasciula- Realtà Distopica